il gobbo di rialto


Se siete dalle parti di Rialto, di fronte alla chiesa di San Giacometto, non perdete di vendere il Gobbo di Rialto, una statua del 1541 su cui si proclamavano le leggi.

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Un'altra figura simile al "Gobbo" a Venezia è "Sior Antonio Rioba", il più famoso dei mori dell'omonimo campo di Cannaregio.

Nei pressi del sotoportego del Banco Giro a Rialto, davanti alla chiesa di San Giacometto (considerata la più antica di Venezia e risalente alla mitica fondazione della città nel 421), e accanto all'ingresso del tribunale, si trova un antico tronco di colonna. In cima a questa colonna, durante la Serenissima, venivano proclamate le leggi. Per raggiungerla, bisogna salire una breve scala che poggia su una statua curva sotto il peso; questa statua, nota ai veneziani come il Gobbo di Rialto, fu scolpita da Pietro da Salò nel 1541.

Una leggenda narra che la statua rappresenti un gobbo realmente esistito, condannato a sostenere una scala simile e morto per lo sforzo. In realtà, il "Gobbo" non raffigura un gobbo, ma una persona piegata dallo sforzo. Fin dall'inizio, il Gobbo divenne protagonista di una curiosa usanza: ladri e malfattori, dopo essere stati frustati lungo tutto il percorso da San Marco, concludevano la loro punizione baciando la statua.

Considerata blasfema, questa pratica portò alcuni funzionari della Repubblica, il 13 marzo 1545, a collocare sulla colonna d'angolo con ruga dei Oresi (vicino alle bancarelle) una croce e un'effige del leone di San Marco: chiunque dovesse essere ringraziato e baciato, era il protettore della città. Croce ed effige, chiamate da allora "dei frustai" (dei frustati), sono ancora oggi visibili.

Il "Gobbo" divenne infine una figura simile a "Pasquino" e "Marforio" a Roma, utilizzata per affiggere scritti satirici che ridicolizzavano persone, eventi, lo stato e il clero.

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